AccessibilitàGeologia accessibile e intelligente: il Museo dei Botroidi di Tazzola (BO). Intervistiamo...

Geologia accessibile e intelligente: il Museo dei Botroidi di Tazzola (BO). Intervistiamo il direttore.

Abbiamo scoperto un piccolo gioiellino museale che brilla per vivacità e iniziativa, realizzato con soluzioni semplici e intelligenti che raggiungono lo scopo di valorizzare un patrimonio geologico particolarissimo: stiamo parlando del Museo dei Botroidi «Luigi Fantini». Per scoprire qual è stato il percorso che ha portato all’apertura del museo, le particolarità delle sue collezioni e l’organizzazione che ne assicura il buon funzionamento quotidiano, abbiamo intervistato il suo ideatore e direttore Lamberto Monti.

Museo dei Botroidi «Luigi Fantini» di Tazzola (BO). Esplorazione tattile di un botroide tenuto nelle mani da un visitatore del museo.

Lamberto, puoi presentarci il Museo dei Botroidi?

Il Museo dei Botroidi «Luigi Fantini» è un piccolo spazio che conserva e promuove la più grande collezione al mondo di botroidi. I botroidi sono sassi di origine pliocenica dalle forme antropomorfe, per questa loro particolarità vengono chiamati anche «pupazzi di pietra».
Il Museo si trova nel primo appennino bolognese nel territorio del comune di Pianoro (Bologna), in località Tazzola nella Val di Zena, uno dei pochi luoghi in Emilia Romagna e in Italia ad aver mantenuto conservata e tutelata la propria identità ambientale, paesaggistica e storica. Ancora oggi la Val di Zena permette di scoprire scenari aperti incontaminati, con la presenza di piccoli borghi antichi come il borgo Tazzola.

L’idea del museo è nata nel 2006 dal ritrovamento, nei sotterranei del Castello di Zena, dei botroidi raccolti dal ricercatore bolognese Luigi Fantini tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento: parliamo di più di 500 esemplari! Le forme dei botroidi, così artistiche, vere opere d’arte create dalla natura, ci hanno spinto a creare uno spazio per conservarle, tutelarle ma soprattutto farle conoscere.

Abbiamo quindi pensato di riutilizzare un’antica stalla in sasso, restaurata in terra cruda e materiali naturali, per creare uno spazio museale dedicato ai botroidi e alla conoscenza della geologia. Il percorso espositivo, oltre ai botroidi, propone altri minerali e terre, sabbie gialle, argille, arenaria, gessi, fossili veri, per far vivere un viaggio di circa 70 milioni di anni nella storia della Terra con un focus particolare sul nostro territorio e sul Contrafforte pliocenico.

Due scorci dell’allestimento interno del Museo dei Botroidi : il pavimento è ricoperto con la tipica terra della zona, i reperti sono esposti su piedistalli lungo le pareti e sui tavoli, mentre sulle pareti trovano posto i pannelli esplicativi e i materiali didattici.

La particolarità del museo è la completa assenza di vetrine e barriere, il primo cartello che si incontra è «Si invita a toccare». Per abbattere le barriere fisiche e architettoniche ma anche quelle percettive e culturali, il Museo dei Botroidi ha realizzato «la geologia a portata di mano», percorso tattile – sensoriale fruibile anche dalle persone con disabilità.
Una didattica senza frontiere, finalizzata a facilitare l’accesso al patrimonio culturale, valorizzando le pratiche rivolte all’inclusione. La visita permette di conoscere caratteristiche, forme e particolarità di fossili e minerali veri, toccando, manipolando e coinvolgendo attraverso sollecitazioni sensoriali.

Scorcio dell'interno del Museo dei Botroidi «Luigi Fantini» di Tazzola (BO). Si possono notare i reperti disposti liberamente sui tavoli, alla portata dei visitatori, per l'esperienza tattile.
Ancora uno scorcio dell’interno del Museo dei Botroidi.
Sui tavoli si possono notare i reperti catalogati ed esposti liberamente alla portata dei visitatori, per l’esperienza tattile.

Le mani incamerano informazioni in modo concreto, per poi passarle al cervello. Ascoltare o guardare è una cosa, ma si impara ad un livello più profondo quando si integra con l’uso delle mani. Passiamo da un apprendimento passivo ad uno attivo.
Si tratta di un percorso adatto veramente a tutti, senza sistemi artificiosi. Vogliamo fare dell’accessibilità non uno strumento accessorio ma una parte integrante del museo.
La nostra missione è far vivere un’esperienza di conoscenza che possa accomunare tutti i visitatori nello stesso modo senza distinzioni.
Raggiungere questo obbiettivo è stato possibile soprattutto grazie alla collaborazione del Museo Tolomeo e del Museo Anteros dell’Istituto dei Ciechi «Francesco Cavazza» di Bologna, creando una vera «Geologia Tattile».

L’esposizione è completata da una sezione dedicata ad esemplari di botroidi che provengono da varie zone d’Italia e del mondo (Puglia, Algeria e Alaska tra le altre) e da una mini-galleria dedicata a sei personaggi bolognesi che rappresentano delle vere eccellenze nel campo della geologia e della mineralogia (Luigi Bombicci, Cappellini, Orsoni, Ghini, Aldrovandi, Scarabelli).

Qual’è la mission del Museo dei Botroidi?

Creare curiosità verso la geologia. Portare il visitatore ad una maggiore consapevolezza.
Raggiungere questi obbiettivi con un linguaggio semplice e accessibile a tutte le tipologie di pubblico.

L’esplorazione tattile dei botroidi esposti è consentita anche ai bambini, come si può dedurre dalla piccola mano ritratta in questa foto mentre tocca uno dei reperti appoggiato su un tavolo.

Quali attività avete in campo al momento e quali progetti avete per il futuro?

Abbiamo ad esempio il «Percorso Geotattile»: siamo un museo completamente a portata di mano, non ci sono vetrine, i reperti sono tutti a disposizione dei visitatori.
L’accoglienza: la nostra principale attività è accogliere i visitatori rimanendo aperti tutti i giorni, uno sforzo importante ma fondamentale per un museo che per nascita dovrebbe essere al servizio del pubblico. I musei nascono per conservare, tutelare e divulgare una collezione che si crede utile per la comunità. La funzione principale del Museo è rendere quella collezione fruibile al pubblico, renderla un bene per tutti e facile da raggiungere (ovvero utilizzare un linguaggio di comunicazione semplice e prevedere orari di apertura dignitosi).
Per il futuro i nostri progetti saranno di «girare» il più possibile per incontrare sempre più persone. Andare in altre città, ma anche girare per le strade della nostra, diventare un vero «museo circolante».

Pesce fossile di Idan J. Grunberg conservato presso il Museo dei Botroidi

Che rapporto c’è tra il Museo dei Botroidi e la comunità locale?

Credo che per rispondere a questa domanda sia sufficiente un esempio. Il Museo dei Botroidi – salvo pioggia o meteo avverso – è aperto tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, dalle 9,00 alle 18,00! Sembra incredibile, vero?
Questo è possibile solo grazie alla comunità, infatti un volontario del borgo Tazzola, Paolo Rossi, lo apre ogni mattina e lo chiude alla sera. Il museo resta aperto ed è stato concepito per essere utilizzato liberamente e in autonomia, toccando e seguendo anche una guida cartacea che si trova all’interno, inoltre se si desidera una visita guidata basta contattare il museo in anticipo e sarà nostro piacere accogliervi.
Fin dalle prime fasi di ideazione del museo, la prima domanda che mi sono posto è stata: il museo potrà rimanere aperto con orari accessibili (e non solo su appuntamento o per qualche ora nel fine settimana)? In caso affermativo avrei portato avanti il progetto – come poi è stato –, altrimenti l’avrei ritenuto completamente inutile. Hai compreso il nostro rapporto con il territorio? È unico e indissolubile.
Abbiamo anche buoni rapporti con le istituzioni, partendo dal Comune di Pianoro che ci supporta moralmente, ma anche con organi come l’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna e l’Unione Italiana delle Comunità Montane che ci hanno dato il patrocinio. Inoltre collaboriamo con Università ed enti di formazione regionali. Senza il nostro territorio non avrebbe senso esistere.

Qual’è il vostro rapporto con il territorio geografico circostante? E con altre realtà museali?

Il territorio è un corridoio del museo. È il proseguimento naturale del percorso espositivo. Per noi è stato fin dall’inizio fondamentale, parlando di geologia, creare un rapporto con l’esterno. Non esiste una vera distinzione tra dentro e fuori.
Inoltre una visita al museo non può intendersi completa se non finalizzata ad una camminata all’esterno. Vicino al museo passano importanti sentieri che sono parte integrante della nostra esposizione: percorso CAI 815, Via Mater Dei e Via del Fantini.

Con gli altri musei cerchiamo sempre di dialogare e se possibile creare collaborazioni. Ci è già capitato di fare progetti con musei non solo della nostra provincia ma anche di altre regioni.

Avete rapporti con le scuole? Fate progetti didattici?

Abbiamo progetti didattici per scuole primarie e secondarie, lavoriamo molto bene con le scuole del nostro comune e della provincia. Il museo offre tre percorsi: «Geologia tattile – Si invita a Toccare», «Gli erbari dall’antichità ai giorni nostri», «La geografia».
Crediamo molto nel valore di una buona didattica con i bambini ma siamo anche consapevoli che questo non basta. Bisogna cercare le fasce più culturalmente deboli (come le persone dai 30 ai 60 anni) e lavorare molto con loro per riuscire a migliorare la società.

Un momento di una visita didattica presso il Museo dei Botroidi: il direttore Lamberto Monti spiega a un gruppo di studenti i materiali geologici esposti.

Come è interpretata l’accessibilità al museo?

Non cerchiamo progetti per specifiche disabilità ma cerchiamo un linguaggio didattico comprensibile e piacevole per tutti.
Per noi accessibilità vuol dire «per tutti». Cerchiamo attraverso il tattile di dare l’opportunità di poter conoscere la geologia in modo più semplice, intuitivo e coinvolgente. Inoltre vogliamo essere compresi da tutti e perciò utilizziamo un linguaggio semplice nei nostri supporti didattici.

Il Museo dei Botroidi in termini di allestimento si presenta in maniera analogica, ma al contempo ha una forte presenza digitale, sulle piattaforme social e sul web: che rapporto c’è tra queste due dimensioni? Cosa puoi dirci a questo riguardo?

Semplicemente, usiamo i social e il web per far arrivare il nostro lavoro al pubblico. Cerchiamo di usarli ma senza esserne dipendenti, sono solo dei mezzi.

La digitalizzazione è un fenomeno in continua espansione che permea sempre di più anche il settore museale, con risultati variabili. Cosa ne pensi e come vi relazionate a questo fenomeno al Museo dei Botroidi?

I mezzi digitali bisogna conoscerli bene per usarli. Fondamentale è trovare collaborazioni con aziende serie del settore. Non deve essere una moda o una cosa da fare per forza ma bisogna trovare il giusto mezzo per il proprio museo. È anche necessario riflettere e stare sempre attenti agli obiettivi che si intende raggiungere, perché parliamo di mezzi che invecchiano molto velocemente.

Che ruolo possono avere i piccoli musei come il Museo dei Botroidi nel panorama museale attuale?

I piccoli musei possono essere dei laboratori dove sperimentare nuovi metodi didattici e comunicativi.

Uno dei problemi dei piccoli musei è generalmente la sostenibilità economico-finanziaria. come riesce il Museo dei Botroidi a rimanere aperto? Qual è la vostra organizzazione?

Il Museo si sostiene su offerte libere e donazioni volontarie. Inoltre stiamo iniziando a creare rapporti con aziende che lavorano nel settore geologico o delle pietre e minerali.

Quali sono i problemi che cogli in questo momento nel settore museale italiano?

Ci vorrebbe maggiore capacità promozionale, di immagine e manageriale. Mancano i capitali per pagare decentemente i dipendenti dei musei. Nascono musei finanziati da banche che hanno all’interno come personale solo studenti e volontari, una vera follia. Molte volte si pensa più ad investire per l’esterno (l’edificio) e non si pensa a trovare denaro adeguato per far lavorare delle persone.
Non si possono avere tanti volontari che «lavorano» nei beni culturali, ci vogliono professionisti che siano adeguatamente pagati.

Quali pensi siano le possibili soluzioni?

La filantropia per le arti e le sponsorizzazioni. Cercare donazioni attraverso una rete ben organizzata di collegamenti. Inoltre è importante conoscere meglio il proprio pubblico, le caratteristiche del visitatore per creare un rapporto duraturo, ma anche per lavorare sui non-pubblici e intercettarli.

Concludendo, qual è il messaggio chiave che il Museo dei Botroidi può dare alla museologia contemporanea?

I musei sono strumenti da utilizzare (per tutti).

Le date del Museo dei Botroidi

  • Anno 2016
    • Nel 2016 il Museo è stato premiato dall’Associazione Italiana Turismo Sostenibile
  • Anno 2017
    • Dal 2017 ad oggi il museo partecipa alla Giornata nazionale dei Piccoli Musei, alla Giornata delle Famiglie al Musei, alla Settimana della Terra
    • Collaborazioni con Università di Bologna
    • Collaborazioni in progetti di benessere e psicologia
    • Dai primi mesi del 2017 una piccola sezione del Museo dei Botroidi è presente all’interno dell’atelier dell’Istituto «Francesco Cavazza»
    • Nel 2017 il Museo ha creato una mostra «Antichi Erbari» collaborando con Aboca, mostra tuttora itinerante
    • Dal 2017 il Museo partecipa al Festival Itacà, turismo sostenibile, di Bologna
    • Nel 2017 il Museo ha partecipato alle Felsinarie per il Festival della storia
    • Il Museo collabora con la Giornata nazionale del Parkinson (geologia tattile)
  • Anno 2018
    • Nel 2018 il Museo ha partecipato al Festival dei Sensi
    • Nel 2018 per un mese il Museo è stato ospitato dal Parco agro-ecologico Fico di Bologna
    • Dal 2018 il Museo collabora con l’ente nazionale sordi di Bologna
  • Anno 2019
    • Dal 2019 le attività del Museo hanno il patrocinio dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna
    • 2019 ottobre partecipazione alla Festa Internazionale della Storia
  • Anno 2020
    • Dal 2020, patrocinio UNCEM unione nazionale comunità montane
  • Anno 2021
    • Dal 2021 il Museo sta lavorando per ricreare il progetto di Luigi Bombicci: il museo didattico
    • circolante
    • Dal 2021 il Museo collabora con il Dipartimento di Pedagogia dell’Università di Bologna
    • Dal 2021 il Museo è in versione circolante, infatti siamo presenti nella vetrina della Bottega storica Gianni Vini in centro a Bologna.

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