AccessibilitàIn visita al MUBIA Geomuseo delle Biancane di Monterotondo Marittimo (GR)

In visita al MUBIA Geomuseo delle Biancane di Monterotondo Marittimo (GR)

Introduzione

Siamo stati in visita al MUBIA Geomuseo delle Biancane di Monterotondo Marittimo (GR), una delle «porte» del Parco Nazionale delle Colline Metallifere. Realizzato nei volumi dell’ex Centrale dei Lagoni Boraciferi, il museo guida alla scoperta di molteplici aspetti del territorio concentrandosi sulla geotermia e sulla geologia. L’impostazione è quella di un museo fortemente interattivo ed esperienziale.

Fotografia dell'esterno dell'edificio che ospita il MUBIA Geomuseo delle Biancane di Monterotondo Marittimo (GR).
L’edificio che oggi ospita il Geomuseo delle Biancane è esso stesso un reperto di archeologia industriale: in origine, infatti, qui si trovava la Centrale dei Lagoni Boraciferi.

Il percorso di visita del MUBIA Geomuseo delle Biancane: il piano terra

Varcata la soglia d’ingresso troviamo l’area biglietteria con annesso piccolo bookshop. Completata la bigliettazione e ricevute le informazioni sulle modalità di svolgimento della visita passiamo attraverso un ampio tendone oscurante per iniziare il percorso. Siamo nella sala principale, al piano terra, ci troviamo in uno degli angoli di un ampio volume a pianta rettangolare dove lo sguardo spazia liberamente. Si riesce ad intuire subito l’articolazione dell’allestimento, che si sviluppa su due piani. Questa visione d’insieme contribuisce a dare un senso di misura e orientamento che agevola la possibilità di concentrarsi sulla scoperta e sull’apprendimento durante la visita.

La sala dove ci troviamo presenta alcuni vani laterali, di cui si scorgono gli ingressi, che si aprono nel lato lungo opposto a noi. In alto, al primo piano, attraverso un parapetto metallico si scorge l’allestimento che si sviluppa in lunghezza, come su un ampio corridoio che affaccia sulla sala sottostante. La comunicazione visiva tra le due aree permette di distinguere già dal piano terra i supporti didattici del piano superiore.

Appena entrati lo sguardo nota subito con curiosità il grande poliedro semisferico nero che occupa quasi completamente lo spazio in fondo alla sala principale. Ma non si percepisce l’urgenza di affrettare la visita e avvicinarsi, sia per l’ampiezza dello spazio sia per la presentazione accattivante dei contenuti più prossimi.

I supporti didattici

La nostra visita al MUBIA Geomuseo delle Biancane ci ha fatto apprezzare la disposizione dei pannelli didattici che per la maggior parte sono integrati nelle pareti lasciando grande spazio al centro dell’ambiente, che risulta così adatto anche per visite di gruppi numerosi. I pannelli sono realizzati su supporti analogici e digitali, con monitor attivabili dal visitatore che può interagire schiacciando pulsanti o muovendo leve. Tutti i contenuti sia testuali, sia audio o video, sono fruibili in lingua italiana e inglese.

Anche se la distribuzione degli allestimenti è chiara e identificabile, la curiosità rimane ben viva, sia perché il colpo d’occhio rileva un insieme di supporti didattici che invoglia ad avvicinarsi ed esplorare, sia perché diverse aree rimangono collocate in vani laterali di cui si scorge solo l’ingresso e in cui bisogna necessariamente entrare per scoprirne il contenuto.

La geonave

Scorcio della sala principale del MUBIA Geomuseo delle Biancane ripresa dal primo piano.
Veduta della sala principale del MUBIA ripresa dal primo piano. Al centro il grande volume della «geonave», alle pareti i pannelli didattici e, sulla destra, il parapetto che protegge il percorso didattico del primo piano.

Il grande poliedro semisferico nero ospita al suo interno una sala cinema immersiva, con tre enormi schermi affiancati e appositamente angolati di fronte alla platea per formare una superficie panoramica continua.

Al centro della sala si trova un futuristico pannello comandi su cui sono riportate le sagome di una mano adulta e di una mano di bambino: l’azione da compiere – intuitiva – è quella di appoggiare la mano sulla sagoma – o invitare un bambino a farlo – per avviare la proiezione del contenuto, che sarà adattato in base a quale delle due «mani» è stata attivata.

La metafora è quella di trovarsi all’interno di una «geo-nave», un veicolo fantastico che può scendere e navigare nelle profondità della terra. Il video riprodotto sugli schermi è infatti una visione in soggettiva dello scenario sotterraneo con l’inquadratura che si muove come in un videogioco 3D – ben fatto – mentre una voce narrante spiega e accompagna il filmato assieme a effetti sonori immersivi.

Per evitare di entrare inavvertitamente a video già avviato, all’esterno della «geo-nave», una striscia luminosa sul pavimento si colora di blu (ingresso consentito) o di rosso (attendere, video in corso).

I laboratori

Riconoscere i minerali

Una piccola visitatrice interagisce con la postazione interattiva e tattile per il riconoscimento dei minerali.

Accanto alla «geonave» si trova una postazione per il riconoscimento dei minerali, è costituita da una teca aperta con all’interno numerosi campioni di minerali che i visitatori possono liberamente toccare ed esaminare. Ogni pietra è attaccata ad un basamento, e al centro della teca si trova un piedistallo vuoto su cui appoggiarne una alla volta. Un sistema di trasmissione fa sì che non appena si appoggia una pietra sul piedistallo il monitor soprastante si attivi facendo comparire la spiegazione. La postazione è particolarmente interessante perché adotta un approccio sensoriale ai reperti in esposizione – che possono essere liberamente toccati ed esplorati dal visitatore – e allo stesso tempo introduce un elemento dinamico che stimola l’apprendimento attraverso il piedistallo interattivo e i contenuti didattici su monitor.

Il laboratorio di Lidenbrock

Fotografia di una delle postazioni multimediali interattive all'interno del MUBIA: il laboratorio di Lidenbrock.
Una piccola visitatrice interagisce con la postazione di Lidenbrock.

Una delle stanze del piano terra ospita il laboratorio di Lidenbrock, che deve il nome al protagonista del libro «Viaggio al centro della terra» di Jules Verne, l’esperto di mineralogia Otto Lidenbrock. Qui dentro l’atmosfera si ispira a un fumoso laboratorio scientifico di fine Ottocento. Una postazione multimediale interattiva permette di avviare un video in cui è proprio Otto Lidenbrock – ovvero, un attore molto verosimile – a spiegare quali esplorazioni ed esperimenti si possono compiere nella sala e quale sia la loro importanza: come riconoscere i minerali, come mettere in ebollizione dell’acqua variandone pressione e temperatura, o ancora, quali sono gli elementi che servono per generare un fumacchio.

La camera oscura

Infine il terzo laboratorio è la «camera oscura», un ambiente di dimensioni più ridotte che ospita una vetrina interattiva e un monitor. La vetrina espone campioni di minerali di fluorite e calcite, che è possibile far illuminare da luce bianca o da luce ultravioletta premendo appositi pulsanti. Data la sensibilità di questi minerali ai raggi ultravioletti, alla pressione dei pulsanti i minerali cambiano colore in modo sorprendente illustrando il fenomeno della fluorescenza dei minerali. Il monitor mostra un video didattico sulla formazione dei cristalli di zolfo, dalle forme suggestive e inusuali.

Il percorso di visita del Mubia Geomuseo delle Biancane: il primo piano

Uno gli esperimenti interattivi, che illustra il funzionamento della turbina a vapore.

Al primo piano, accessibile con scale – provviste di pedana montascale – si trovano un’ulteriore area dotata di monitor con contenuti didattici interattivi. Un lungo bancone espone diverse teche chiuse contenenti altrettanti esperimenti scientifici che possono essere eseguiti e osservati premendo un pulsante. Infine, una sala di dimensioni più ridotte dedicata alla storia delle Biancane, è dotata di un grande monitor a parete con cui è possibile interagire attraverso un secondo monitor sensibile al tatto posizionato alla portata del visitatore.

Archeologia in realtà virtuale

In questo museo incentrato sulla geotermia e sulla geologia è molto interessante vedere anche l’integrazione della valorizzazione del patrimonio archeologico del territorio. Durante la visita al MUBIA Geomuseo delle Biancane è infatti anche possibile «viaggiare» nel tempo e nello spazio per conoscere la storia della Rocca degli Alberti. Indossando uno dei visori 3D dotati di cuffie a disposizione dei visitatori ci si può immergere totalmente in un video 3D della durata di circa 6 minuti.

L’esperienza – dal realismo impressionante –, permette nei primi minuti di osservare dall’alto tutta l’area di Monterotondo Marittimo, come se fossimo in volo, e si concentra quindi sulla Rocca degli Alberti, «trasportando» il visitatore direttamente sul sito. Lì ne vengono illustrate le vicende storiche e l’aspetto attraverso le varie epoche, grazie a ricostruzioni virtuali dinamiche che nello scenario virtuale si innestano sull’aspetto odierno, integrandolo. La Rocca si trova nel centro di Monterotondo Marittimo, a 1 km di distanza, ed è facilmente raggiungibile dal museo in circa 15 minuti di passeggiata.

Il team di lavoro che ha realizzato il MUBIA Geomuseo delle Biancane

Il MUBIA Geomuseo delle Biancane è stato realizzato da un team multidisciplinare. Il progetto scientifico è stato messo a punto da Alessandra Casini, direttrice del Parco delle Colline Metallifere, in collaborazione con Armando Costantini e Giancarlo Pagani del Dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università degli Studi di Siena. Il progetto architettonico è stato curato da Marco Del Francia. La realizzazione degli allestimenti è stata curata da 490 Studio, Space Spa e Quadricroma Srl. Per il Comune di Monterotondo Marittimo, committente del museo, hanno partecipato al progetto Orano Pippucci e Antonio Guerrini.

Il sito ufficiale del MUBIA Geomuseo delle Biancane è http://www.mubia.it/

LEGGI ANCHE

LIBRI

ARGOMENTI