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Se la libreria diviene un museo. L’esempio della personale di Salvatore Pupillo, “SCENE”. Fino al 23 marzo a Spazio Sette Libreria, Roma

di Diana Daneluz – 5 marzo 2025

Spazio Sette Libreria: uno spazio prezioso

Interno di un ambiente. Due pareti bianche disposte ad angolo, sulla sinistra sono appesi tre quadri quadrati di piccolo formato uno accanto all'altro a formare un rettangolo, su quella di destra è appeso un quadro di grande formato, rettangolare. Il pavimento della stanza è a scacchi bianchi e neri.
Roma, Spazio Sette. Uno scorcio dell’allestimento della mostra “SCENE” di Salvatore Pupillo

Spazio Sette, libreria situata nel cuore della città di Roma, è sempre stato uno luogo amato dai romani, anche quando era diversa la sua destinazione d’uso, e ora è punto di riferimento culturale vitalissimo per eventi letterari e artistici di rilievo, ospitati in sale dall’architettura suggestiva, cui si arriva passando per i libri, a suggerire un dialogo armonioso tra arte e letteratura.

Uomo caucasico, capelli grigi, indossa occhiali con montatura scura, è in piedi nell'atto di parlare e regge un microfono nelle due mani giunte davanti a sé
Roma, Spazio Sette. Valerio Magrelli interviene al vernissage della mostra “SCENE” di Salvatore Pupillo

Che infatti, nella mostra sull’itinerario artistico del pittore romano Salvatore PUPILLO, c’è stato eccome! A cominciare dalla “intersezione” che si è creata tra la mostra e il poeta Valerio MAGRELLI, che ad essa e al suo curato Catalogo – realizzato con il progetto grafico di Andrea Tabrini, le foto di Massimiliano Ruta e il commento critico di Francesco Gallo Mazzeo, in vendita presso Spazio Sette Libreria – ha voluto regalare una sua poesia pressoché inedita, “La scena tecnologica” – replicata a beneficio dei visitatori in uno dei pannelli lungo il percorso espositivo – dove lo scrittore e docente prende posizione nell’infinito dibattito su quanto abbiamo perso e quanto guadagnato rispetto al passato, con l’amara conclusione, forse, come scrive nel suo stesso commento alla poesia, che “Nell’Unno e nel burocrate il gusto per la sottomissione altrui, la brutalità dell’omicidio, il piacere del sopruso, sono identici: hanno soltanto assunto forme diverse”.

Scorcio Interno di un ampio ambiente. Una donna e due uomini stanno parlando in piedi davanti a una parete bianca su cui è appeso un dipinto rettangolare di grande formato dalle tonalità di colore rosse accese. Il pavimento della stanza è di pietra lucida a scacchi bianchi e neri.
Roma, Spazio Sette. Silvana Baroni, Salvatore Pupillo e Pippo Di Marca durante il vernissage della mostra “SCENE” di Salvatore Pupillo.

Le parole per le immagini

Ma anche altri testi hanno accompagnato il racconto dell’artista e le tele ivi esposte. Silvana BARONI, psichiatra, scrittrice, propone nel Catalogo il suo testo “La voliera e le quinte”, nel quale accenna a tende, quinte, emozioni, colori, chiaroscuri, alcove che vede nelle tele di Pupillo raccolte in questa specifica mostra “SCENE”, inaugurata lo scorso 24 febbraio e visitabile fino al 23 marzo. Intervenuta al vernissage, ha voluto spiegarlo con l’individuare nel percorso espositivo tre periodi: il primo, rappresentato ad esempio dal trittico della sala principale, in cui ai lati di ciascun quadro c’è come un affollamento di colore, che lei chiama “le quinte”, appunto, ed è il periodo in cui la sua parte ariosa di lavoro, quella centrale, appare appunto inquadrata, racchiusa. “Un successivo periodo poi – spiega ancora Baroni – in cui il tratto non prevede più le quinte, dove il quadro è uno spazio totale, pieno di suggestione, di emozione direi, emozione dovuta a piccoli filamenti di realtà, piccoli perché il rapporto di Salvatore Pupillo con la realtà, quello che lo rende grande, è proprio questo: la realtà c’è, ma sempre a piccole dosi e quindi è sempre rappresentata in modo fiabesco, anche ludico. E poi c’è l’ultimo periodo in cui è come se ricomparisse, vagamente è sempre un astratto, la forma: il colore ritorna ad essere protagonista e cerca di dialogare con altri colori e anche con delle linee, dove c’è un’idea di costruzione”.

A Pippo DI MARCA l’onere, in un altro scritto, pure confluito nel Catalogo, di raccontare il Salvatore Pupillo-Pittore. Due pagine che durante la mostra ha sintetizzato così: “Per me è una serata particolarissima, perché conosco tutti i quadri di Salvatore, quelli grandi e quelli piccoli, ma qui (a Spazio Sette Libreria n.d.r.) acquistano una valenza e una forza superiore, quella giusta, perché si coordinano incredibilmente bene con l’ambiente. Significa che hanno bisogno di volare, hanno bisogno di avere spazio, più ancora di più di quello che rappresentano fisicamente. E questa, tra l’altro, è la caratteristica di Salvatore, della sua pittura, che è una pittura che sembra non rapportarsi, per via di leggerezza, alla realtà. Ed è una pittura che risale in qualche modo all’astrattismo, e il suo mondo che è un mondo di leggerezza, di camminare, alla Baudelaire, lungo la vita, per le strade. E qui c’è un’aura di questo genere. E la sua pittura è astratta e nello stesso tempo profonda, è lineare, anche cromaticamente chiara, e nello stesso tempo, in ogni quadro grande o piccolo, c’è un vulnus, e il vulnus è il mistero della sua arte, come in generale è il mistero di qualunque espressione artistica. È la ferita: in ogni suo quadro c’è una ferita profonda”. “Ad esempio, – ha detto ancora Di Marca – proprio nel quadro immagine della locandina della mostra, ONDA, che è uno dei suoi quadri più espressivi di questa ferita. Un sipario che non si apre mai totalmente, che non si capisce dove si entri, dove si penetri. E poi ad un certo punto c’è un margine, al centro o ai lati, che è cromaticamente diverso e che stacca in qualche modo dalla leggerezza del quadro. “Onda” è un esempio clamoroso di questo: c’è questo rosso incredibile, e poi c’è questo vulnus, che è una specie di meteora, che non si capisce se parte dal centro per andare fuori dal quadro, o piuttosto da fuori per arrivare al suo centro. E lì c’è anche una sorta di lato oscuro, proprio di ogni gesto poetico, e particolarmente di ogni gesto pittorico. Perché nella pittura la poesia dell’artista è visibile, più ancora che nella scrittura. L’opera dell’artista Pupillo, infine, corrisponde in maniera forte con la sua dimensione di uomo, di una persona che vive come sospesa, anche quando cammina, sopra i marciapiedi, e lì lui trova la sua dimensione creativa e anche, credo, il suo modo più naturale di stare al mondo”.

Sipari e stratificazioni a Spazio Sette

Scorcio interno di un ampio ambiente. sulla sinistra una parete bianca con appesi uno accanto all'altro cinque quadri di piccolo formato a formare una fila, due persone in piedi vestite di scuro li stanno osservando a breve distanza. L'ambiente prosegue in profondità, scandito da una imponente cornice di colonne in stile classico, di colore scuro addossata alla parete. Il pavimento della stanza è chiaro, in pietra lucida.
Roma, Spazio Sette. Uno scorcio dell’allestimento della mostra “SCENE” di Salvatore Pupillo

“SCENE” ben appresenta l’evoluzione della carriera artistica di Pupillo, e la sua capacità di coniugare elementi espressionisti e informali in opere astratte e minimaliste che restituiscono la realtà attraverso “il graffio netto, elemento chiave di ogni sua composizione cromatica e disegnativa”, e con “Segno e Campo quali dualità che lui mette in opera determinando una leggerezza, che è come un respiro dell’area senza perimetro…”(Francesco GALLO MAZZEO). Le opere esposte in “SCENE”, però, un perimetro lo delineano, sia temporale – con realizzazioni che coprono l’arco dal 1991 al 2024 –, sia per quella sorta di sipari che vanno ad inquadrare il racconto, poetico, contenuto nelle tele, quello che l’Amico artista Giancarlino Benedetti Corcos definisce così: ““Pupillo dipinge l’invisibile di ciò che la notte lascia al giorno”.

Chi è Salvatore Pupillo

Uomo caucasico con lo sguardo rivolto verso l'osservatore. Seduto di fronte a un tavolino con cataloghi d'arte. Sulla sinistra sono due tele artistiche poste in mostra su un cavalletto da pittura.
Salvatore Pupillo accanto alle sue opere. In mostra con la personale “SCENE”, a Roma presso Spazio Sette, fino al 23 marzo 2025.

Nato a Roma nel 1956, di origini siracusane, ascendenza molto sentita, Salvatore Pupillo sperimenta l’arte fin da bambino e, da autodidatta, diventa esponente di rilievo della pittura italiana emersa a partire dagli anni ‘80.

La sua carriera artistica inizia ufficialmente nel 1985 con una mostra a Villa Corsini a Roma. Nel corso degli anni partecipa a numerose esposizioni sia in Italia sia all’estero, consolidando la sua reputazione nella scena artistica contemporanea con la sua ricerca che punta a ridurre e astrarre – e in alcuni esiti a stratificare – i dati sensibili, portando la realtà osservata ad una sintesi estrema che ne rivela la sua essenza più profonda. Un taccuino per catturarne i momenti, camminando, decine di schizzi per tradurli in ispirazioni e infine il dipinto, che poco o niente conserverà, però, di quei disegni.

La sua tecnica punta all’astratto, o meglio ancora al “minimal”, nutrito di luce: immagini sospese in (possibile) espansione. Che se c’è, se percepita da chi guarda, è però appena accennata, “un filo di fumo che fa pensare alla pipa di Magritte” (Enrica Torelli Landini).

Info

“SCENE” mostra personale di Salvatore Pupillo

DOVE
Spazio Sette
Roma, Via dei Barbieri, 7
tel. 0640419375
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QUANDO
Fino al 23 marzo 2025
Orario dal lunedì alla domenica dalle 10.30 alle 20.00

ingresso libero

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